Roma, “Fermiamo il massacro”, 7 giugno 2025
Arrivo a Piazza Vittorio una mezz’ora prima e c’è già parecchia gente, tutti molto contenti di essere in tanti. Il sole picchia, ci si nasconde sotto portici e alberi. Tante bandiere del PD e 5stelle sempre con quell’impressione di separati in casa. Vado dritto all’imbocco del vialone che porta a San Giovanni, l’idea sarebbe di attendere la testa del corteo. Trovo l’accesso quasi bloccato.
A fatica supero una prima strettoia di persone e poi mi fermo. Vedo arrivare Bonacini, molto ridanciano, dopo di lui arriva Fratoianni più trafelato. Mi ci accodo dietro e la gente mi lascia passare come se fossi un fotografo al seguito: la mia ingombrante Nikon D800 fa ancora il suo effetto. Fratoianni è molto salutato, lui ricambia compiaciuto, io gli chiederei “ma poi l’hai venduta la Tesla?”. Lascio perdere anche perché siamo arrivati praticamente in zona big, davanti alla testa del corteo.
Faccio ancora due passi e inciampo malamente in una buca a tradimento. Meno di un minuto dopo, ancora dolorante, mi appare Virginia Raggi, una cosa tipo “Sant’Anna il giusto rimmanna”. Lì per lì neanche la riconosco: vedo che ha un viso familiare ma la associo a qualcuna di Frascati (del resto si sà: “dove vai vai trovi un frascatano”) come se fosse la figlia ormai cresciuta di qualche amico. L’espressione che mi fa la Raggi potrebbe dire “Quella buca adesso fattela riparare da Gualtieri, va!..” ma capisco che in realtà è solo che la infastidirebbe essere fotografata, ovviamente non la fotografo.
Il servizio d’ordine è palesemente in difficoltà:siamo all’imbocco del vialone, in fondo c’è la piazza che monta e noi qui bloccati in poche decine di metri messi in buon ordine a fare da tappo. C’è prima la vera testa del corteo, quella con i big, che io non vedo perchè coperti dalla fanteria delle news con le telecamere montate a 2-3 metri su lunghe aste e parecchi giornalisti, alcuni microfonati, tutti molto irritabili. Dopo ancora c’è una zona franca più lasca con fotografi e persone di area, più o meno note. A seguire un altro strato di servizio d’ordine e finalmente il popolone di sinistra abbarbicato sulla strada come quelli che aspettano il giro nei tapponi di montagna.
Gli unici che stanno benissimo sono quelli della banda di “Propaganda Live”, sembrano a casa loro, ci sguazzano: selfie con tutti, battute, sorrisi, grandi abbracci. I militanti li amano e hanno ragione a farlo.
Gli omaccioni del servizio d’ordine ci dicono “Partite, non vedete che state bloccando il corteo” ma in realtà sono i big a rimanere piantati. Pare che sia Conte che tarda ad arrivare, si fa aspettare, come le spose. Nella confusione arrivano dei signori sull’anziano, portano una Guernica di Picasso disegnata su una bandierona palestinese. Sono molto applauditi e fotografai. Un compostissimo ragazzone del servizio d’ordine però gli spiega che non possono mettersi in testa al corteo, devono andare dietro. Quelli recalcitrano, ma alla fine il ragazzone riesce a convincerli.
Circola uno strano personaggio, una via di mezzo tra un Papagheno depresso e Totò iettatore, mi dicono che essere Klaus Davi. Lo riconosco appena: ha l’espressione torva, gonfio in faccia, occhiali a specchio, kippa arcobaleno in testa e un completo gessato nero da corleonese. Sventola due bandiere: una di Israele e una arcobaleno ma con la stella di David. Parte qualche vaffa, un paio di signori in vena di bollenti spiriti vorrebbero “convincerlo” a portare anche la bandiera palestinese, finisce che quasi s’appiccicano ma col servizio d’ordine mentre Klaus Davi fa la ruota e finalmente ottiene i suoi 15 secondi di notorietà ( qui un video, ci sono pure i miei secondi di notorietà a -5 dalla fine).
“Oh ma che m’hai fatto ‘na foto?!” mi chiede uno del servizio d’ordine che fotografo insieme al tizio minaccioso che si imbruttiva con lui. Dico “sì, ma io fotografo tutti”. Non so che razionale ci sia in questa mia risposta ma al tizio va benone e mi sorride. Me la segno.
Improvvisamente si parte. Io non so come ma riesco a infilarmi nella no fly zone di tre metri che si forma tra lo striscione dei big e la parata di quelli del servizio d’ordine. Credo che un po’ per l’altezza ma sopratutto per la stazza devono avermi confuso per uno di loro. Dopo due minuti però mi cacciano (“questo deve uscire”). In quei due minuti faccio frettolosamente le mie foto con la Schlein, Fratoianni, Bonelli e Conte. Giuseppi le rovina tutte: ha sempre quell’espressione insulsa da belloccio di paese. Ma questo è quello che passa il convento.
Decido di non arrivare a San Giovanni: fa troppo caldo per stare in quella calca. Rimango sul vialone e aspetto che il corteo mi sfili davanti. Dura parecchio: sono tant* e fanno una bella impressione.
Qui le foto che ho fatto.